Documento AIB sulla professione di bibliotecario

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Stefano Rai
view post Posted on 5/4/2007, 13:53




Il Comitato esecutivo nazionale dell'Associazione italiana biblioteche (AIB) ha approvato nel febbraio 2007 il documento
L'AIB per la tutela, lo sviluppo e il riconoscimento della professione di bibliotecario in Italia
http://www.aib.it/aib/cen/ol0702.htm

Il primo punto comincia dicendo che
CITAZIONE
Occorre contrastare il fenomeno della precarizzazione del lavoro bibliotecario, che incide pesantemente sulle garanzie sociali di base, sulla qualità della vita delle persone, sulla dignità dei rapporti lavorativi, sulla qualità dei risultati prodotti dal lavoro stesso

e qui non si può non essere d'accordo.

Il secondo punto sostiene che
CITAZIONE
Occorre che si lavori per una più precisa definizione dei contenuti della professione di bibliotecario, attraverso la formalizzazione di "profili professionali". A tal fine deve essere ridefinito – anche ai fini dell'ammissione all'Albo – un nucleo centrale di attività "tipiche" a cui si aggiungano, nei diversi contesti di operatività, competenze specifiche del settore e diversi livelli di approfondimento, senza eccessiva frammentazione.

Lascio da parte per ora la questione dell'albo (ci torno commentando il punto terzo).
Per il resto, in astratto appare ragionevole. Il problema nasce quando in concreto bisogna definire cosa è il "nucleo centrale di attività tipiche" e cosa significa "senza eccessiva frammentazione".
I profili professionali della Regione Lombardia per esempio includono competenze che non direi "tipiche" del bibliotecario (e alcune, come il fumoso "controllo e valutazione della qualità", non le direi neppure "competenze"), mentre per i bibliotecari "di base" non si parla neppure di catalogazione. Questa è considerata una competenza specifica per i soli catalogatori. A me questa sembra proprio una "eccessiva frammentazione".
Non mi dilungo e rimando all'articolo in merito pubblicato su "Il topo di biblioteca" del febbraio 2006:
http://bibliotopia.altervista.org/pubblica.../topo/ipv21.htm

Nel terzo punto si dice "ormai anacronistico e irrealistico pensare alla costituzione per legge di un ordine professionale" (e qui siamo del tutto d'accordo), ma si ritiene "auspicabile un riconoscimento giuridico dell'associazione che permetta l'attestazione delle competenze dei suoi associati che la richiedano (tramite iscrizione all'Albo italiano dei bibliotecari)". Il documento riconosce che "tale attestato non deve essere obbligatorio per lo svolgimento della professione", ma chiede che debba "costituire titolo riconosciuto di valutazione nei processi di selezione e avanzamento del personale bibliotecario". Su questo nutro forti dubbi. C'è il rischio che l'albo finisca per essere una versione ridotta dell'ordine e assuma caratteristiche da lobby. Meglio che i titoli di valutazione siano quelli di enti pubblici. Semmai si potrà intervenire per rendere più specifici e vicini al lavoro effettivo i percorsi di studio, come in qualche modo si accenna nel quarto punto (al di là della discussione sulle "contaminazioni" professionali che potranno anche essere "stimolanti", ma vanno ben valutate per evitare i pericoli detti commentando il secondo punto).

C'è un aspetto contraddittorio che merita di essere notato.
Da una parte, si chiede un riconoscimento giuridico della professione attraverso l'albo, dall'altra i profili professionali (parlo della Lombardia) presentano una figura del bibliotecario sempre più generica indicando come fondamentali delle competenze che non sono proprie della professione e che possono andar bene per tante altre (elementi di statistica, sociologia, teoria della comunicazione di massa) ed escludendo tratti specifici come la catalogazione.
Ma forse (ne parlavo tempo fa con un amico bibliotecario) il punto è proprio questo: se continua questo processo di "annacquamento" della professione di bibliotecario che si vede all'opera nei profili professionali regionali, il fatto di scrivere il suo nome nell'albo sarà l'unico modo di distinguere un bibliotecario da un impiegato generico.
 
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